martedì 8 maggio 2012

< Positive living > L’autopruduzione..

:: La "parabola" dello yogurt di Maurizio Pallante ::

Lo yogurt prodotto industrialmente e acquistato attraverso i circuiti commerciali, per arrivare sulla tavola dei consumatori percorre da 1.200 a 1.500 chilometri, costa 5 euro al litro, viene confezionato al 95 per cento in vasetti di plastica quasi tutti monouso, raggruppati in imballaggi di cartoncino, subisce trattamenti di conservazione che spesso non lasciano sopravvivere i batteri da cui è stato formato.

Lo yogurt autoprodotto facendo fermentare il latte con opportune colonie batteriche non deve essere trasportato, non richiede confezioni e imballaggi, costa il prezzo del latte, non ha conservanti ed è ricchissimo di batteri.

Lo yogurt autoprodotto è pertanto di qualità superiore rispetto a quello prodotto industrialmente, costa molto di meno, contribuisce a ridurre le emissioni di CO2 perché non comporta consumi di fonti fossili per il trasporto e per la produzione dei contenitori usa e getta, non produce rifiuti.

Tuttavia questa scelta, che migliora la qualità della vita di chi la compie e non genera impatti ambientali, comporta un decremento del prodotto interno lordo: sia perché lo yogurt autoprodotto non passa attraverso la mediazione del denaro, quindi fa diminuire la domanda di merci; sia perché non richiede consumi di carburante; quindi fa diminuire la domanda di merci; sia perché non richiede confezioni e imballaggi, quindi fa diminuire la domanda di merci; sia perché fa diminuire i costi di smaltimento dei rifiuti.

Ciò disturba i ministri delle finanze perché riduce il gettito dell’IVA e delle accise sui carburanti; i ministri dell’ambiente perché di conseguenza si riducono gli stanziamenti dei loro bilanci e non possono più sovvenzionare le fonti energetiche alternative nell’ottica dello «sviluppo sostenibile»; i sindaci, i presidenti di regione e di provincia perché non possono più distribuire ai loro elettori i contributi statali per le fonti alternative; le aziende municipalizzate e i consorzi di gestione rifiuti perché diminuiscono gli introiti delle discariche e degli inceneritori; i gestori di reti di teleriscaldamento alimentate da inceneritori, perché devono rimpiazzare la carenza di combustibile derivante da rifiuti (che ritirano a pagamento) con gasolio (che devono comprare).

Ma non è tutto.

Facendo diminuire la domanda di vasetti di plastica e di imballaggi in cartoncino, l’autoproduzione dello yogurt fa diminuire ulteriormente la domanda di petrolio. Sia quello che serve per produrre la plastica (due chili di petrolio per chilo di plastica), sia quello che serve per il carburante necessario a trasportare vasetti e imballaggi dalle fabbriche in cui vengono prodotti alle fabbriche in cui viene prodotto industrialmente lo yogurt. Comporta quindi una ulteriore diminuzione delle emissioni di CO2 e del prodotto interno lordo.

Ciò disturba una seconda volta i ministri delle finanze e dell’ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.

Ma non è tutto.

I fermenti lattici contenuti nello yogurt fresco autoprodotto arricchiscono la flora batterica intestinale e fanno evacuare meglio. Le persone affette da stitichezza possono iniziare la loro giornata leggeri come libellule. Pertanto la qualità della loro vita migliora e il loro reddito ne ha un ulteriore beneficio, perché non devono più comprare purganti. Ma ciò comporta una diminuzione della domanda di merci e del prodotto interno lordo. Anche i purganti prodotti industrialmente e acquistati attraverso i circuiti commerciali, per arrivare nelle case dei consumatori percorrono migliaia di chilometri. La diminuzione della loro domanda comporta dunque anche una ulteriore diminuzione dei consumi di carburante e un ulteriore decremento del prodotto interno lordo.

Ciò disturba una terza volta i ministri delle finanze e dell’ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.

Ma non è tutto.

La diminuzione della domanda di yogurt, di vasetti di plastica e di imballaggi in cartoncino, di purganti e della quantità di rifiuti, comporta una riduzione della circolazione degli autotreni che li trasportano e, quindi, una maggiore fluidità del traffico stradale e autostradale. Gli altri autoveicoli possono circolare più velocemente e si riducono gli intasamenti. Di conseguenza migliora la qualità della vita. Ma diminuiscono anche i consumi di carburante e si riduce il prodotto interno lordo.

Ciò disturba una quarta volta i ministri delle finanze e dell’ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.

Ma non è tutto.

La diminuzione dei camion circolanti su strade e autostrade diminuisce statisticamente i rischi d’incidenti. Questo ulteriore miglioramento della qualità della vita indotto dalla sostituzione dello yogurt prodotto industrialmente con yogurt autoprodotto, comporta una ulteriore diminuzione del prodotto interno lordo, facendo diminuire sia le spese ospedaliere, farmaceutiche e mortuarie, sia le spese per le riparazioni degli autoveicoli incidentati e gli acquisti di autoveicoli nuovi in sostituzione di quelli non più riparabili.

Ciò disturba una quinta volta i ministri delle finanze e dell’ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.

Il Movimento per la Decrescita Felice si propone di promuovere la più ampia sostituzione possibile delle merci prodotte industrialmente ed acquistate nei circuiti commerciali con l’autoproduzione di beni. In questa scelta, che comporta una diminuzione del prodotto interno lordo, individua la possibilità di straordinari miglioramenti della vita individuale e collettiva, delle condizioni ambientali e delle relazioni tra i popoli, gli Stati e le culture.

La sua prospettiva è opposta a quella del cosiddetto «sviluppo sostenibile», che continua a ritenere positivo il meccanismo della crescita economica come fattore di benessere, limitandosi a proporre di correggerlo con l’introduzione di tecnologie meno inquinanti e auspicando una sua estensione, con queste correzioni, ai popoli che non a caso vengono definiti «sottosviluppati».

Nel settore cruciale dell’energia, lo «sviluppo sostenibile», a partire dalla valutazione che le fonti fossili non sono più in grado di sostenere una crescita durevole e una sua estensione a livello planetario, ne propone la sostituzione con fonti alternative. Il Movimento per la Decrescita Felice ritiene invece che questa sostituzione debba avvenire nell’ambito di una riduzione dei consumi energetici, da perseguire sia con l’eliminazione di sprechi, inefficienze e usi impropri, sia con l’eliminazione dei consumi indotti da un’organizzazione economica e produttiva finalizzata alla sostituzione dell’autoproduzione di beni con la produzione e la commercializzazione di merci.

Questa prospettiva comporta che nei paesi industrializzati si riscoprano e si valorizzino stili di vita del passato, irresponsabilmente abbandonati in nome di una malintesa concezione del progresso, mentre invece hanno prospettive di futuro più ampie degli stili di vita moderni che li hanno sostituiti, non solo nei settori tradizionali dei bisogni primari, ma anche in alcuni settori tecnologicamente avanzati e cruciali per il futuro dell’umanità, come quello energetico, dove la maggiore efficienza e il minor impatto ambientale si ottengono con impianti di autoproduzione collegati in rete per scambiare le eccedenze.

Nei paesi lasciati in stato di indigenza dalla rapina delle risorse che sono state necessarie alla crescita economica dei paesi industrializzati, un reale e duraturo miglioramento della qualità della vita non potrà esserci riproducendo il modello dei paesi industrializzati, ma solo con una crescita dei consumi che non comporti una progressiva sostituzione dei beni autoprodotti con merci prodotte industrialmente e acquistate. Una più equa redistribuzione delle risorse a livello mondiale non si potrà avere se la crescita del benessere di questi popoli avverrà sotto la forma crescita del prodotto interno lordo, nemmeno se fosse temperata dai correttivi ecologici dello «sviluppo sostenibile». Che del resto è un lusso perseguibile solo da chi ha già avuto più del necessario da uno sviluppo senza aggettivi.

Per aderire al movimento è sufficiente
- autoprodurre lo yogurt o qualsiasi altro bene primario: la passata di pomodoro, la marmellata, il pane, il succo di frutta, le torte, l’energia termica e l’energia elettrica, oggetti e utensili, le manutenzioni ordinarie;
- fornire i servizi alla persona che in genere vengono delegati a pagamento: assistenza dei figli nei primi anni d’età, degli anziani e dei disabili, dei malati e dei morenti.

L’autoproduzione sistematica di un bene o lo svolgimento di un servizio costituisce il primo grado del primo livello di adesione. I livelli successivi del primo grado sono commisurati al numero dei beni autoprodotti e dei servizi alla persona erogati. L’autoproduzione energetica vale il doppio.

Il secondo grado di adesione è costituito dall’autoproduzione di tutta la filiera di un bene: dal latte allo yogurt; dal grano al pane, dalla frutta alla marmellata, dai pomodori alla passata, dalla gestione del bosco al riscaldamento. Anche nel secondo grado i livelli sono commisurati al numero dei beni autoprodotti e la filiera energetica vale il doppio.

La sede del Movimento per la Decrescita Felice viene stabilita presso….. (preferibilmente un’azienda agricola, o un laboratorio artigianale, o un servizio autogestito, o una cooperativa di autoproduzione, una bottega del commercio equo e solidale, ecc.).

Lo yogurt prodotto industrialmente e acquistato attraverso i circuiti commerciali, per arrivare sulla tavola dei consumatori percorre da 1.200 a 1.500 chilometri, costa 5 euro al litro, viene confezionato al 95 per cento in vasetti di plastica quasi tutti monouso, raggruppati in imballaggi di cartoncino, subisce trattamenti di conservazione che spesso non lasciano sopravvivere i batteri da cui è stato formato.

(sett. 2004)



A fronte e sostegno di questo pensiero, la Sissa compie un altro piccolo ma significativo passo e, nel farlo, si arricchisce di una nuova esperienza nell’autoproduzione, un percorso che le sta dando inimmaginabili consapevolezze, conoscenze e molte soddisfazioni!
Si è presa, dunque, la briga di studiare il procedimento per preparare lo yogurt di soia, provarne varianti, giocare con gli ingredienti, degustare i risultati e scegliere, a paragone di gusto, consistenza e praticità di esecuzione, il metodo da seguire.

Presto il racconto..

Buonissima giornata :)





8 commenti:

Irma ha detto...

Interessantissimo!
Anche io a periodi alterni mi preparo lo yogurt in casa :) basta farci un po' l'occhio e i risultati sono strabilianti! Se cerchi sui siti francesi si trovano un sacco di ricette e idee per aromatizzarli.
buone fermentazioni!
Irma

donatella ha detto...

quello di soia non l'ho mai fatto perché quello comprato non è che mi faccia impazzire.. ci cucino, ma non lo mangio da solo... però chissà, forse come per moltissimi altri prodotti, fatto in casa mi piacerà di più.
lo yogurt di mucca è incredibilmente più buono, oltre ad essere più sano, personalizzabile, amico dell'ambiente e dell'intestino...
articolo interessantissimo e.. sbrigati a dirci come si fa quello di soia, così provo!!!

wennycara ha detto...

Che bello rileggerti!

Anche io rimasi colpita da questa *parabola*. E' proprio così!
Sono molto curiosa di conoscere le tue esperienze, scoperte e quant'altro :)

Un abbraccio grande, buonanotte,
wenny

Margot ha detto...

Piccolo ma grande gesto! Nell'attesa di leggere gli sviluppi ti abbraccio ;-)

Marianna ha detto...

viva l'autoproduzione! bravissima :) interessante la parabola, non l'avevo mai letta ma approvo, la decrescita è l'unica via sostenibile, ma non lo ammetteranno mai ;-) perseguire il BIL (il benessere interno lordo, non so dove ho letto questo acronimo ma è geniale) e non il PIL, eliminare gli sprechi e uscire dal vortice delle loro blaterazioni su mercati, prezzi del petrolio e finanze. Ogni piccolo passo è una grande liberazione :)
non riesco più a mangiare latticini ultimamente per cui sono passata allo yogurt di soia anche io, aspetto con ansia notizie dei tuoi esperimenti!
un abbraccio

la sissa ha detto...

@Irma: ..benritrovata Irma! Chissà come mai sapere che anche tu ti sei data da fare in questa autoproduzione non mi stupisce ;) ! ..purtroppo il francese non lo conosco e mi viene sempre un po’ difficile il tipo di ricerca che mi suggerisci. Se hai qualche link a portata di mano, non mi dispiacerebbe dare un occhio, diversamente alla prima occasione provo perché mi hai incuriosita.. Grazie e buona giornata!

@donatella: diciamo che lo yogurt della Soiade a me piace eccome! Soprattutto gusto ciliegia!!! Certo non ha il gusto di quello di mucca, ma essendo intollerante e non avendo altra scelta, ci affondo e riaffondo con piacere il cucchiaio. Se poi ci soffermiamo a guardare gli ingredienti anche su questo tipo di yogurt (alla frutta), ti assalgono molte perplessità. Da qui a mettere la mano sul portafoglio (non costa proprio poco), non ci è passato un attimo, ma il momento è arrivato. E quindi autoproduzione! Mi farò viva al prima possibile, purtroppo il tempo che dedico a questo blog è marginale rispetto ad altri diletti ed incombenze varie.. Si tratta di un granello che vorrei seminare perché credo nell’etica del fatto in casa e quindi ..il seguito ci sarà! Intanto grazie della visita, mi ha fatto piacere ritrovarti!
Un abbraccio!

@Wenny: tesorina!!! Il piacere di rileggerti è mio, cara.. Se non ricordo male, tempo fa avevo visto un bicchierino lussurioso di yogurt home made nel tuo blog. Quindi, forse, non sei nuova di questa esperienza. La mia perpelssità derivava dal fatto che non sapevo se autoprodurre lo yogurt di soia fosse possibile.. ma il sacrificio era ‘solo’ un litro di latte e quindi ho provato l’esperimento..
Un enormissimo bacio ed a presto!!

@Margot: ciao cara, aggiornerò con piacere questo argomento non appena riesco a scattare altre foto e buttare giù due righe.. Pensavo di trovare meno interesse ma spero di sciuscitarne ancora di più dopo aver letto quanto facile è farlo!
Bacini :*

@Marianna: purtroppo siamo ancora molto distanti dal BIL (non lo conoscevo questo acronimo, sai!?!?!), io consiglierei un passo alla volta, incastrando man mano le varie attività nel quotidiano. Certo ci vuole buona volontà e convinzione, ma non è impossibile farlo e sentirsi fieri di quel che si fa è un gran premio!
Ti tengo aggiornata con piacere!
Buona giornata!!

xcesca ha detto...

che bello iniziare la mattina con questo! un altro passo verso la piena consapevolezza!
bravissima!

Terry ha detto...

Grande Sissa!! Un post istruttivo!!! Ci sto pensando da un po' allo yogurt fatto in casa.. E tu mi hai dato grossi input! Bravissima!